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Per poter scrivere della vita, prima devi viverla!

Pubblicato il 12/03/2020

Ernest Hemingway è stato un giornalista e scrittore statunitense, celebre per le sue opere e per la sua vita movimentata.

La vita di Hemingway, soprannominato Papa, fu costellata di incontri, viaggi e drink.

L'Italia e la guerra

Il 23 maggio del 1918 viene chiamato alle armi, partito da New York giunge in Italia, precisamente a Schio, cittadina vicentina ai piedi del Pasubio.

Ferito durante gli scontri sulle rive del basso Piacentino viene ricoverato nell’ospedale della Croce Rossa americana di Milano. Durante la degenza, Hemingway scopre una delle perle della miscelazione italiana: il Vermouth, a cui accompagna l’amore per una bella infermiera Agnes Von Kurowsky, a lei dedica uno dei personaggi del celebre romanzo Addio alle armi; nello stesso romanzo facendo riferimento al Gibson il protagonista Frederic Henry afferma “Non avevo bevuto nulla di così bello e pulito“.

Il Gibson è una variante del cocktail Martini a cui come garnish si aggiungono delle cipolline.

A Milano conosce il conte Emanuele Greppi che lo educa all’arte del viveur insegnandoli a fumare i sigari.

Il canada e la scrittura

A guerra finita Hemingway torna negli Stati Uniti, comincia a scrivere e descrivere gli orrori della guerra, in compagnia dell’amato vermouth portato con sé dall’Italia per sopravvivere al proibizionismo.

Dagli Stati Uniti Hemingway parte verso i boschi del nord e giunge in Canada dove scalda le sue giornate con il Grog: bevanda composta da Rum scuro e acqua calda, da cui derivano moderne versioni che vi vedono aggiunti zucchero, succo di limone e succo di lime.

Da Toronto parte la sua svolta giornalistica: Il “Toronto Star” gli propone di fare da corrispondente in Europa.

Parigi e la generazione perduta

Inizia così un nuovo capitolo della tormentata vita di Hemingway, sulla Rive Gauche, la Senna degli intellettuali.

Qui gli artisti di tutto il mondo affollano i locali, colmi di fumo, rapiti da vizi e perdizioni.

E’ nelle Caves parigine che Hemingway conosce Francis Scott Fitzgerald in compagnia del suo champagne, Ezra Pound perso alla ricerca della fata verde e James Joyce affezionato ai whisky scozzesi.

Celebre fu la sua frase: “Non perdere tempo con chiese, palazzi governativi o piazze. Se vuoi conoscere una cultura spendi il tempo nei suoi bar.”

Cuba e la miscelazione

Conclusa l’esperienza parigina Hemingway salpa verso miti orizzonti: le spiagge atlantiche e i venti caraibici tra Cuba e la Florida.

Saranno questi scenari ad ispirare alcune delle sue più grandi opere e a scolpirne la leggenda di stoico bevitore.

All’Habana Vieja, quartiere storico della capitale cubana, si scorge tra i vicoli un cartello scritto a mano: “La Floridita”, padrone del banco Costantino Ribalaigua, egli era solito servire ad Hemingway il Daiquiri: rum, succo di lime e zucchero, semplici ingredienti per un cocktail intramontabile, a lui dobbiamo l’invenzione del noto twist l’Hemingway special noto anche come Papa doble dedicato per l’appunto al celebre scrittore, inizialmente era composto da una doppia dose di rum e lime, successivamente si sono aggiunti maraschino, succo di pompelmo e succo di lime.

Hemingway oltre ad essere un amante del daiquiri alla Floridita era anche un assiduo frequentatore della bodeguita, celebre la sua affermazione: “Mi mojito in la bodeguita. Mi daiquiri in El Floridita”.

Beatrice Andò - Comunicazione e Relazioni esterne

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